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Scrivere Kirche und Kultur è per Tillich tutt’altro che un esercizio di delimitazione di campi opposti o contigui. In gioco vi è molto di più: il superamento del dualismo tra sacro e profano che sembra bloccare ogni possibilità di dialogo e di integrazione. Tanto più affascinante è la via scelta dall’autore, il quale, senza negare l’esistenza di sacro e di profano, traccia un percorso di (ri)fondazione di una filosofia della cultura adeguata alla temperie teologica del ventesimo secolo. L'oggettivazione di ciò che è per natura paradossale ma che come paradosso, appunto, non può essere affrontato in termini tecnicamente filosofici: questo è il rischio che secondo Tillich occorre prendersi affinché “ovunque l’incondizionatezza del divino faccia breccia”.
Paul Tillich (1886-1965), filosofo della religione e teologo protestante, cittadino tedesco prima e statunitense poi, nel 1933, in quanto sgradito al regime tedesco incipiente, emigra negli Stati Uniti d’America: sono gli anni in cui dà alle stampe la gran parte delle sue opere più significative e influenti. Nel 1961 la Repubblica Federale di Germania lo insignisce della massima onorificenza civica.
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