Glossa Editrice
copertina 9788871054179

Sergio Ubbiali

L'ora del mondo - Confronto con la visione teologica di Hans Urs von Balthasar

Recensioni

  • Recensione di Paolo Marino Cattorini

    01 febbraio 2020

    Un gruppo di 13 studiosi analizza alcuni scritti di Hans Urs von Balthasar (1905-1988) a un trentennio dalla morte del teologo cattolico, il quale sottolineò l’importanza primaria dell’evento storico che ha per incisivo protagonista Cristo: di tale sequenza drammatica la croce rappresenta il momento sintetico e il criterio di comprensione delle parole e dei gesti di Gesù attestati dalla narrazione neo-testamentaria. Ebbene, la riflessione sulla persuasività della fede cristiana in un Dio incarnato consente di spiegare la portata universale della passione per la verità inscritta in ogni creatura umana, senza cadere in un razionalismo o naturalismo metafisico, da un lato, oppure in una deriva mistico-soggettivistica, dall’altro.

    La centralità della rivelazione e dell’incontro personale con il Tu assoluto non genera infatti la costituzione di un habitat religioso isolato, escludente, esoterico. È giunta l’ora del mondo – scrive von Balthasar –, l’ora in cui l’amore per i fratelli unirà i cristiani e i non cristiani.

    Lo scritto di von Balthasar, fatto oggetto di un Seminario promosso dalla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, è La domanda di Dio dell’uomo contemporaneo, un volume del 1956. Ad esso viene spesso accostato un lavoro «gemello» del 1963: Solo l’amore è credibile. La comparazione tra i due saggi mostra una certa discontinuità: viene abbandonata una modalità trascendentale e antropocentrica di fare teologia e assunta pienamente una linea estetica e cristocentrica. Resta tuttavia vitale il modello dell’incontro con l’altra persona quale fondamento per ogni teoria della conoscenza. Si tratta di un atteggiamento pratico di premura e servizio, con cui il singolo si impegna a rispondere a una voce che lo conosce, lo pensa (cogitor ergo sum è il ribaltamento del motto cartesiano) e lo chiama in modo libero, imprevisto, unilaterale. Un amore ci viene donato, e questa esperienza ci afferra e persuade come una riuscita fruizione estetica, in cui tutti i nostri sensi, affetti e volizioni sono coinvolti.

    L’immagine forse più emblematica è rappresentata dalla relazione del bambino con la madre, la cui positiva e incondizionata accoglienza accompagna il destarsi della coscienza del neonato (cfr i contributi di Bergamaschi,  Cavallo e Marzo). Saltano quindi le banali separazioni tra naturale e soprannaturale: la libertà finita è di per sé orientata a un termine che strutturalmente la supera. Né von Balthasar teme di riferire il carattere dialogico della persona umana e il suo anelito trascendente all’eterno dialogo trinitario della vita divina immanente.

    La specifica bellezza dell’Uno (la «gloria») si manifesta perennemente nel contesto di forme mondane e situazioni esistenziali storicamente determinate. Cristo è misura di ogni singolarità, anche per quanto concerne il male attraversato nella sua discesa agli inferi: laddove i morti hanno perduto tratti personali, vitalità comunicativa, prossimità con Dio, proprio lì dove il tempo è amputato del proprio futuro, s’inabissa il Dio incarnato, il quale risponde così – in un coinvolgimento che mette in vibrazione l’intera vita trinitaria – all’inspiegabile dramma dell’uomo ingiustamente aggredito dal male (Peruzzotti).

    Il Dio di Gesù Cristo non è il sovrano che sigilla dai cieli il feroce destino dei mortali, ma colui che incarna una solidarietà scandalosa con quanti sono relegati fra le ombre. Con uno scarto irriverente nei confronti delle immutabili leggi del cosmo antico, il Figlio di Dio viene strappato dal sepolcro per istituire nuovi cieli e una nuova terra. Questo atto salvifico «raggiunge ogni presente, rendendolo tempo della decisione» (Noberasco, p. 68). Decidendo di sé, nell’abbandono di fede, il credente introduce il mondo in Dio e agisce in forma «escatologica», perché partecipa dell’eterno abbassarsi del Figlio, che assume tra gli uomini la condizione di servo, in una kenosi che il Padre gradisce e perennemente riabilita ed esalta, cosicchè ogni ginocchio, anche sotto terra, si pieghi a onorare la vittoria sulle tenebre.

    Fra i molti temi toccati dal volume vi sono le prospettive teologiche di von Balthasar sulle nozioni di progresso (cfr contributo di Ranieri), di scrittura teatrale (Cambria), di mistica e santità (Galli), del «sacramento del fratello» (Petrosino), di fenomenologia (Anelli) e di percezione credente della forma (Ubbiali).

    fonte da: https://www.laciviltacattolica.it/recensione/lora-del-mondo/