Glossa Editrice
copertina 9788871054520

Paolo Martinelli (ed.)

Né stranieri né ospiti (Ef 2,19)

Recensioni

  • Recensione di Rolphy Pinto, S.I.

    26 aprile 2021

    Il presente volume riporta i interventi delle riflessioni sulla vita consacrata del anno 2018-2019, giornate annuali organizzate dai Vicariati per la vita consacrata dell’Arcidiocesi di Milano e il Centro Studi di spiritualità della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Il volume è introdotto e concluso da Paolo Martinelli.

    Due parti seguono l’introduzione, le relazioni e le testimonianze. 

    La prima relazione è di Francesco Botturi, con il titolo “Significato della secolarizzazione”. Questa relazione serve come base per le altre relazioni perché spiega il cambio di contesto e come deve essere inteso il termine secolarizzazione e le sue diverse sfumature. Fa un percorso filosofico dei termini relazionati con secolarizzazione: “secolarismo”, “secolarità”, “laicalità”, “moderno”, “desacralizzazione” … Individua l’autoreferenzialità come un risultato del processo della secolarizzazione o la fine di essa. Conclude dicendo che bisogna fare attenzione agli schemi culturali perché questi fanno da filtro fra la Parola di Dio rivolta all’uomo e gli uomini (cf. p. 39).Monica Martinelli situa il suo contributo, “In ascolto della realtà: Appunti per una lettura della società contemporanea”, nel contesto mondiale dopo il momento spartiacque della caduta del muro di Berlino (1989) e la crisi economica mondiale del 2008. Descrive le caratteristiche della globalizzazione della quale l’espansione tecnica fa parte integrante. La società che ne deriva è la società tecnica globale. Ciò che prende in considerazione è non tanto la sfera economica ma la vita sociale e quella delle persone. Un aspetto centrale della vita delle persone, Martinelli chiama «cultura del desiderio». Il mondo tecno-globale crea dei desideri di qui ed ora, funzionali, per i benefici economici e l’uomo contemporaneo presume che vivere significa soddisfare quei desideri. I desideri mondani sono venduti, mascherati come desideri dell’infinto. Ma, in realtà, «il desiderio di infinito diviene l’infinto desidero» (48). Verso la metà della relazione Martinelli introduce la metafora del “progetto di Babele”. Dice, «il codice tecnico consente di costruire la torre, ma non di condividere paure, nostalgie, desideri» (60). Avviene l’astrazione dell’uomo. Il guadagno, «i mattoni» sono più importanti che l’uomo. Il progetto «fallisce perché non c’è spazio per la concretezza dell’uomo». Questa secondo Martinelli è la crisi: “de-responsabilizzazione (e disumanizzazione) della vita personale sociale” (73). Martinelli, non solo discernere la natura della crisi, ma suggerisce una via di uscita. La chiave della via di uscita risiede nella apertura alla trascendenza dell’uomo e il suo desiderio dell’infinito. Scrive, «La concretezza è una via per uscire dalla logica binaria, funzionalista, omologante propria dei sistemi tecnici…» (74). Bisogna distinguere il godimento dal desiderio. Ridefinendo le categorie la “mistica” e la “esperienza” Martinelli afferma che «il cristianesimo può continuare a offrire un contributo prezioso» (85). Nella sua asportazione “Processi della mobilità umana nel nostro tempo”, René Manenti si occupa con la peculiarità della mobilità umana – le migrazioni – nei nostri tempi, quale la velocità. Una parte della relazione si occupa, di modo sommario, con la parte quantitativa sulle migrazioni, cioè, le cifre riguardo i movimenti globali. Poi, si occupa con una riflessione qualitativa, le luci e le ombre del fenomeno migratorio, limitandola intorno un Sinodo Minore della Chiesa di Milano intitolato, Chiesa dalle genti; responsabilità e prospettive. Afferma ciò che proponeva il Sinodo minore, “andare oltre la ‘categorizzazione’ ‘noi et loro’ ” alla “ ‘categorizzazione comunionale’ dell’Evangelo”(95) seguendo il modello del mistero trinitario – mistero della comunione. La relazione di Hedvig Deák, “La vita consacrata nella Chiesa particolare nell’orizzonte della ecclesiologia di comunione e di missione” tratta le sfide della vita consacrata in Europa. La riflessione parte dall’identità della vita consacrata nella Chiesa. La relazione prevede un’adeguata statistica del calo del numero dei religiosi nelle ultime decade. Perché la vita consacrata sia attraente ai giovani, cresciuti in una società post-cristiana, deve avere un’identità ben definita. Rispondendo alla domanda, come formulare validamente il proprium della vita religiosa, Deák suggerisce, «La teologia della vita consacrata esige una teologia che si basi sull’antropologia, per poter dare delle risposte valide» (104).

    La parte delle testimonianze è più breve. Le prime due, di Sr. M. Rosario Trujillo, religiosa delle Suore Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote e di P. Stephen Alfred Odhiambo Otieno, missionario della Consolata raccontano come rispondono loro alla sfida dell’obbedienza religiosa. Suor Rosario riconosce il ruolo della mediazione di alcune persone significative nella sua vita, quali, membri della famiglia, i missionari e la sua fondatrice, nel vivere in pienezza il voto d’obbedienza. Il P. Stephen invece parla della quotidianità e come percepisce la chiamata del signore in ogni  momento e le obbedisce. La terza testimonianza di suor Maria Barbara Pietkun delle Missionarie di Cristo Re per i migranti polacchi. Di origine polacca, lei vive a Milano svolgendo il suo ministero fra i migranti polacchi. Attraverso il voto di povertà, si identifica con la povertà materia- le dei migranti. Si rende conto che è più grave la povertà spirituale che quella materiale e cerca di dargli il cibo spirituale. Attraverso il voto di castità, assume il ruolo della maternità spirituale, soprattutto per gli studenti polacchi migranti. Nella quarta testimonianza Annie Zeena suora della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, condivide la sua esperienza di vivere la povertà in una società di abbondanza. Anche se lei proviene di una famiglia povera, si rende conto che abbracciare la povertà non è semplice perché la sua Regola di vita è la sfida di vivere «non soltanto come se non avessimo più niente che ci appartiene ma come gente che non si appartiene più» (138). L’ultima testimonianza di Fontana Francesca ha per titolo “I consigli evangelici nella ferialità della vita”. Se ne accorge che ci sono laici nel mondo che senza fare i voti vivono in qualche modo i consigli evangelici, magari non per libera scelta. Conclude con un canto di ringraziamento perché lei li sceglie liberamente e non gli manca nulla!

    In conclusione, Martinelli guarda ai compiti futuri, 1. accogliere l’intelligenza del momento presente, la interculturalità, e di non preoccuparsi di occupare spazi ma di avviare processi, e 2. la necessità della vita consacrata di percorrere nuove vie formative. Gli interventi di questo volume situano la vita consacrata in Europa, in particolare nella diocesi di Milano, nel contesto attuale (società tecno-globale, post-cristiana, liquida) con uno sguardo speciale al fenomeno migratorio. I temi trattati non sono esaustivi ma essenziali: attualità e futuro della vita consacrata. Il distacco dal mondo forma parte della vocazione del consacrato/a. Distacco sì, ma non disimpegno. E per impegnarsi, deve conoscere la realtà attuale del mondo nella quale è inserito/a per portare frutti. Il volume non è astratto. Le testimonianze complementano gli interventi, rendendo il volume concreto, pratico. Certamente vale la pena essere studiato, soprattutto dai consacrati impegnati in Europa. Le riflessioni sono del periodo 2018-2019. Come saranno i volti nuovi della vita consacrata nella Chiesa e nelle società un paio di anni più tardi, in era post Covid 19?

    fonte da: Gregorianum 2/102/2021